Il borgo di Blois con sullo sfondo il castello in cui visse Caterina de’Medici (Pixabay)

Oggi si parla di storia ed andremo a scomodare un grande personaggio dai nobili natali fiorentini che scelse, o forse scelsero per lei, la Francia come terra di adozione. Raccontiamo oggi del fil rouge che lega saldamente Caterina de’ Medici alla gastronomia e, in particolare, a due piatti italiani di cui i cugini d’Oltralpe rivendicano la paternità. Caterina de’Medici, figlia di Lorenzo II de’ Medici e di Maddalena de la Tour d’Auvergne, nacque a Firenze il 13 aprile 1519 e visse, a causa del turbolento periodo politico e delle alleanze in essere, tra Roma e Urbino fino al suo matrimonio con (nientemeno) il figlio del Re di Francia Francesco I di Valois, il Duca d’Orleans Enrico II. All’epoca della celebrazione del matrimonio entrambi gli sposi avevano 14, ma nonostante la giovane età Caterina dimostrò subito un’ottima predisposizione alle lingue straniere, alla cultura e all’arte. Fu chiamata, a buon titolo e diritto, “Regina Madre” perché nel corso della sua vita partorì ben 10 figli, tre dei quali sarebbero diventati Re di Francia. Protagonista del suo tempo, fautrice di battaglie sociali e religiose, Caterina de’ Medici fu molto amata e rispettata alla corte di Francia dove, oltre che alla sua imponente personalità e carattere, portò anche il gusto e il savoir faire della tradizione gastronomica fiorentina.

Grande amante della buona cucina delle sue terre di origine, Caterina de’ Medici portò alla Corte dei Valois l’abitudine di consumare prodotti tipici come i carciofi, i piselli e lo scalogno; oltre a ciò creò un vero e proprio codice di bon-ton e introdusse l’utilizzo della forchetta e del tovagliolo personale e le regole per l’ordine di servizio delle portate, separando, per esempio, le portate salate da quelle dolci.Golosa, ma anche attenta alla salute e alle proprietà benefiche degli alimenti, la Regina Madre insegnò alla Corte di Francia a consumare frutta e verdura, a condire le pietanze con il favoloso olio toscano delle sue origini e a creare una perfetta armonia a tavola. Il paradosso è che ci sono almeno tre ricette che Caterina de’Medici insegnò ai cuochi di corte e che ebbero talmente tanto successo a tal punto che, ancora oggi, la Francia ne rivendica la paternità e l’invenzione.

Dolci o salate? Italiane o francesi? (Pixabay)

Partiamo da una delle preparazioni base della cucina la salsa besciamella, il cui nome potrebbe suonare francese, ma in realtà è la toscanissima salsa colla la cui ricetta fu esportata in Francia proprio da Caterina de’Medici. In realtà, e per buona pace di tutti, possiamo dire che la formula è tipica toscana (latte, burro e farina), ma il nome fu coniato dal cuoco di Louis de Bechameil, Marchese di Nointel in omaggio al suo signore. Utilizzando gli stessi ingredienti ed adoperando le medesime considerazioni possiamo lanciare un’altra sfida gastronomica. Sulla stregua di “è nato prima l’uovo o la gallina?” possiamo domandarci “sono nate prima le crepes o le crespelle alla fiorentina?”. Arduo trovare una risposta a questa domanda perché questi morbidi dischi di pasta ripieni  di variegata bontà vantano una storia antica e controversa ma dal denominatore comune dell’essere irresistibile. P.s. per chi non le conoscesse le “crespelle alla fiorentina” chiamate anche “le pezzole della nonna” (viene richiamato il fazzoletto e il modo di piegarlo) sono farcite con spinaci, ricotta e besciamella. Irresistibili!

Archiviati più o meno felicemente uova, farina e burro, passiamo alla storia di una ricetta gustosa e davvero speciale, la zuppa di cipolle. Anche con riferimento a questa prelibata pietanza potremmo fare diverse illazioni sulle sue origini. Sarà più corretto dire “zuppa di cipolle” o “soup à l’oignon?”. Secondo una delle più accreditate versioni la zuppa di cipolla sarebbe stata portata in dono alla corte di Francia proprio da Caterina de’Medici; è risaputo, infatti, che già nelle osterie fiorentine del 1500 gli affamati avventori potevano riscaldarsi con la tipica “carabaccia”, una saporita zuppa invernale preparata con gli ingredienti poveri della tradizione, cipolle, pane, brodo e formaggi. Questi stessi ingredienti sono ancora oggi utilizzati per la preparazione di un piatto unico davvero indimenticabile. Un consiglio per il vi no? Ma certo! E se deve essere Toscana, rimaniamo qui e andiamo nella provincia di Grosseto a gustare un eccellente Morellino di Scansano DOCG biologico di Poggio Nibbiale; un vino dal bouquet intenso e complesso, dal sorso morbido ed elegante, una piacevole accoppiata di carattere.

Zuppa di cipolle o soup à l’oignon? (Pixabay)

Abbiamo gustato, con la giusta curiosità, crespelle e zuppa di cipolle; manca solo un secondo piatto per completare l’opera. Ed ecco che, ancora una volta, la Regina Madre ci viene in soccorso con un piatto che i Francesi rivendicano come loro. Forse non tutti sanno che uno dei grandi piatti di tradizione medicea era il “papero alla melarancia”, illustre antenato della celebre “anatra all’arancia” di cui si discute la paternità dell’invenzione. Secondo la storia fu proprio Caterina de’Medici, forte delle sue origini e della sua storia, a far conoscere ai cuochi della casa reale i segreti per cucinare questo elegante e raffinato secondo piatto. Per gustare al meglio l’anatra (o il papero, che dir si voglia) consigliamo un bel vino aromatico, un Gewurztraminer Alto Adige DOC della cantina altoatesina Martini & Sohn; i suoi profumi freschi e speziati, uniti alla innata aromaticità, saranno complementi perfetti per questo piatto.

 

Pin It on Pinterest

Share This