Scorcio del Duomo di Milano (Salvatore Monetti- Pixabay)

Per i Meneghini DOC, ma anche per quelli di adozione, alzare gli occhi e vederlo lì maestoso e imponente rappresenta una sicurezza, una garanzia, un grande cappello che protegge i milanesi che corrono senza sosta, dietro alla loro vita frenetica fatta di pranzi in piedi e telefonate in ogni luogo e in ogni dove. El Domm de Milan, invece, è fermo immobile da secoli e, precisamente dobbiamo tornare al 1386 quando, sui resti delle Cattedrali di Santa Maria Maggiore e di Santa Tecla, si iniziarono a gettare le fondamenta di quella che sarà poi la Chiesa più grande d’Italia e la terza più grande al mondo (non ci siamo dimenticati di San Pietro, ca va sans dire, ma appartiene alla Città Stato del Vaticano e non alla Repubblica Italiana).

I lavori per la sua costruzione ebbero inizio sotto il Ducato di Giangaleazzo Visconti che, spinto dalla volontà di celebrare la sua città come la migliore al mondo, scelse materiali estremamente pregiati, come il marmo di Candoglia, e lo stile architettonico gotico allora imperante nelle maggiori capitali europee. Innumerevoli furono, nel corso dei secoli, gli architetti, gli scultori, gli artisti e i mastri vetrai che si sono succeduti nei lunghi lavori di costruzione: Giovannino De Grassi, Filippino degli Organi, Giovanni Solari e Pellegrino Tibaldi, solo per citarne alcuni. Tra Porte, Statue, Terrazze, Guglie, Absidi e sotterranei potremmo scrivere davvero un’enciclpedia, ma il consiglio è sempre quello: prendetevi una giornata e dedicatela a questo immenso capolavoro di arte, storia e religione, saprà davvero affascinarvi con la sua indomita bellezza e con la storia, intricata e complessa, della sua costruzione che ha visto, attraverso i secoli, il succedersi delle dinastie che hanno reso eterna la città di Milano. 

Non può mancare, tuttavia, un breve cenno alla Protettrice del Duomo di Milano e di tutti i suoi cittadini, Lei che brilla al sole, riluce sotto la pioggia e sfida le classiche nebbie padane. La Madonnina del Duomo di Milano rappresenta, con la sua statura di oltre 4 metri, il punto più alto della cattedrale e fu inaugurata il 30 dicembre del 1774, su progetto dello scultore Giuseppe Perego insieme all’orafo Giuseppe Bini. Da quasi 3 secoli Lei è lì e ci guarda con il suo sguardo benevolo e ci protegge dall’alto dei suoi 108 metri d’altezza.

E se è vero, come è vero che la dorata Madonnina protegge i milanesi, altrettanto indubbio è che il vino dell’azienda Nettare dei Santi, può e deve essere considerato il vino dei Milanesi! Azienda storica fondata alla fine del 1800 e gestita sempre dalla famiglia Riccardi; passaggi generazionali che hanno contribuito a creare un’impresa che oggi è una realtà ben consolidata del panorama vitivinicolo lombardo e, in particolare, della zona di San Colombano. Tutto ha avuto inizio alla fine del 1800 quando la famiglia Riccardi ha iniziato a produrre vino, certamente per passione, ma in un’ottica limitata al solo consumo casalingo e di vicinato. La vera svolta arriverà intorno agli anni’40 quando Franco Riccardi, campione olimpico di spada vincitore di ben 4 medaglie d’oro, decide di improntare l’attività in modo più imprenditoriale e iniziare così ad impostare canali di vendita e una rete commerciale.

La Cantina di Nettare dei Santi

Ulteriore svolta sarà con la generazione successiva della famiglia, quella di Enrico Riccardi che decide di spostare le cantine, cuore nevralgico dell’azienda, dal centro del paese alla sommità della collina. E’ in questo momento che Nettare dei Santi si consolida e diventa un punto di riferimento del panorama vitivinicolo del lodigiano. Oggi Nettare dei Santi è portata avanti con successo da Gianenrico, figlio di Enrico, che ha arricchito la proposta dei vini con nuovi ed esclusivi prodotti, nuove attività di degustazione e di ricevimento dei clienti. I vini evolvono con la loro eccellente qualità e varietà ma l’occhio è pur sempre puntato alla tradizione e all’amore per la propria terra e le proprie origini. E’ proprio il vino dei milanesi!!!

Accanto ad eleganti vini bianchi e strutturati vini rossi, caratteristici del territorio e della zona di produzione, Nettare dei Santi rompe gli schemi con un Metodo Classico, anzi tre diversi Metodo Classico, di rara bellezza ed eleganza. Non a caso ha scelto il nome “Domm” accompagnando in etichetta un’immagine stilizzata della grande cattedrale meneghina. Andiamo insieme a conoscere i tre differenti prodotti.

Andiamo con ordine e partiamo con il più classico e versatile il Metodo Classico Brut “Domm” Millesimato, uno spumante Chardonnay e Pinot Nero: una bollicina importante dal perlage fine e intenso. Al naso dimostra carattere e intense sensazioni fruttate e floreali, con note di mela ed erba appena tagliata. In bocca è gradevole, floreale e ben persistente, sentori erbacei e fruttati sul finale. Da bere in compagnia all’ombra della Madonnina.

Passiamo alla versione briosa e, a detta di molti, femminile (anche se universalmente apprezzato): il Metodo Classico Brut Rosè “Domm” Millesimato. Un Metodo Classico dal color rosa tenue con un perlage, fine, intenso ed elegante. Inoltre, è floreale, fruttato e piacevolmente intenso. All’assaggio è gradevole, con una buona corrispondenza con le sensazioni olfattive e ben persistente. Nitidi i sentori erbacei e fruttati sul finale. Per sedurre o lasciarsi sedurre!

Chiudiamo, infine, questo vortice di bollicine con il Metodo Classico Pas Dosè “Domm” Cuvèe Enrico Riccardi. Questo luminoso Metodo Classico, 80% Chardonnay e 20% Pinot Nero, si veste di un bel giallo brillante e porta con sè gli intensi profumi del Metodo Classico uniti ai sentori delicati e avvolgenti di frutta matura. In bocca è sapido e persistente, ideale compagno di viaggio per un’occasione importante o per una cena indimenticabile.

 

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