Quando le grandi storie di famiglia si incontrano e si intrecciano con vini di potente bellezza e raffinata eleganza, il risultato non potrà che essere unico. Questo accade qui a Castelveder, storica azienda con sede a Monticelli Brusati, in provincia di Brescia, nel verde cuore della Franciacorta. Siamo nel 1975 quando Elena e Renato Alberti iniziano a gestire la piccola azienda agricola, interamente dedicata alla viticoltura e alla produzione di vini locali. Una grande idea, una vispa lungimiranza spinge Elena e Renato a produrre le bollicine della loro amata Franciacorta; la certezza, oggi ben evidente a tutti, di essere nel posto giusto per produrre un autentico e meraviglioso Metodo Classico. Spinti da questo progetto la coppia mette a dimora le prime barbatelle che poi diventeranno rigogliosi vigneti che ancora oggi, proprio come allora mantengono il loro nome di battesimo. Ed ecco dunque che in una piacevole e rilassata passeggiata tra i filari incontreremo il Ronco del Castellotto, la Madonna della Rosa, la Palazzina e il Cilinder, i Nulli e il Guast e Capelét. Oltre ai vigorosi e vitali vigneti crescono anche i quattro figli di Elena e Renato, che respirano felicemente l’aria tersa dei vigneti di famiglia. Oggi la conduzione dell’azienda è in mano a Camilla Alberti, terza generazione e nipote di Elena e Renato. Con la sua giovinezza e intraprendenza Camilla ha saputo da subito coniugare l’antica e assodata tradizione di famiglia con la dinamicità e la fresca effervescenza dei tempi moderni. Il risultato è un vino che parla chiaro ma che trasmette subito, ancora prima di stapparlo, una grande eleganza e ricercatezza. Etichette pulite, essenziali ed estremamente nobili e “blasonate” proprio come i vini che raccontano.
I segreti del Metodo Classico Franciacorta
Senza essere troppo tecnici o noiosamente didattici facciamo un cenno a questo misterioso e quanto mai articolato Metodo Classico di cui tutti noi parliamo (e che beviamo in quantità). Con particolare riferimento alla denominazione Franciacorta è bene fin da subito precisare che i vitigni utilizzati sono esclusivamente Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero, tutti rigorosamente selezionati. Dopo la soffice spremitura di queste uve si ottiene il cosiddetto “mosto fiore” con cui verranno prodotte le basi del Franciacorta e le cuvèè (assemblaggi di vini di differenti annate e provenienti da vitigni diversi).
Questi primi passaggi avvengono appena dopo la vendemmia, siamo a settembre/ottobre, e si dovrà attendere la primavera successiva per procedere alla preparazione del vino di base cui dovranno essere aggiunti zuccheri e lieviti selezionati necessari per avviare la seconda fermentazione. Una volta imbottigliato e tappato con tappi metallici, le bottiglie vengono disposte in cataste in orizzontale all’interno di cantine fresche e buie. Qui le bottiglie rimarranno a contatto con i loro lieviti per un periodo variabile a seconda del prodotto che si vuole ottenere; si dovranno pazientemente attendere un minimo di 24 mesi per le tipologie Franciacorta Rosè e Satén, un minimo di 30 mesi per il Franciacorta Millesimato e ancora, 60 mesi per la Riserva.
A seguito di questo lungo (a volte lunghissimo) periodo all’interno delle bottiglie si sarà formato un sedimento che dovrà essere rimosso con una particolare operazione chiamata remuage che consiste nel muovere e nel ruotare le bottiglie posizionate sulla catasta (o pupitre) per un ottavo di giro al giorno.
Oltre all’articolato e metodico procedimento di remuage appena descritto, per ottenere la completa eliminazione del sedimento occorrerà ricorrere alla sboccatura, una particolare fase in cui le bottiglie vengono disposte non più in orizzontale, ma in verticale con il collo immerso in una soluzione refrigerante; solo a questo punto, al fine di ripristinare il livello del liquido, viene introdotto il cosiddetto sciroppo di dosaggio composto da vino base Franciacorta e zucchero. Siamo pronti, tappo rigorosamente di sughero, gabbietta metallica e fascetta DOCG: il Franciacorta è pronto per essere degustato.
Ma adesso tocca a loro parlare ecco la nostra linea delle strepitose bollicine firmate Castelveder; lasciamo allora la parola a Pinot Nero e Chardonnay che, grazie alla saggezza e all’amore delle mani che lo lavorano diventano piccoli capolavori. Iniziamo a raccontare le belle bollicine del Franciacorta Brut DOCG ottenuto da uve 100% Chardonnay che regalano al vino una grande freschezza unita ad una leggiadra delicatezza. Un sensuale vortice di fiori bianchi, vaniglia e crosta di pane appena sfornato sottolineano ed accompagnano un perlage infinito e leggero. Adatto a tutte le occasioni piacevoli in cui la convivialità è protagonista. Che dire poi del Franciacorta DOCG Pas Dosè? Anche in questo caso il vitigno utilizzato è lo Chardonnay in purezza con la differenza che nel Pas Dosè non vengono aggiunti zuccheri e, pertanto, lo Chardonnay emerge vigoroso in tutta la sua granitica struttura. Il bouquet aromatico si arricchisce di fiori gialli e di sentori di frutta secca e il sorso risulta ben persistente e armonico. Chiudiamo, infine, questa piccola presentazione raccontandovi le meraviglie del Franciacorta Rosè DOCG; qui cambia lo scenario e il protagonista non è più lo Chardonnay ma il Pinot Nero, sempre in purezza. Il colore diventa, dunque, di un bel rosa ramato con delicati riflessi color salmone, il bouquet olfattivo vira verso i piccoli frutti rossi e note di glicine e di rosa. Ben apprezzato per la sua spiccata mineralità e per il delicato retrogusto agrumato.