Impossibile parlare dei vini di Tenuta La Gelsomina di Orestiadi senza prima presentare Lui o Lei, la grande Entità insomma, il gigante di fuoco che da millenni sommessamente borbotta: il vulcano Etna. Geologicamente parlando l’Etna ha iniziato la sua attività nel periodo Quaternario, circa 570.000 anni fa, ma a noi che siamo romantici poeti ed inguaribili sognatori questo dato poco interessa. Noi vogliamo ascoltare le leggende, le storie millenarie che raccontano la nascita e la “vita” di questa immensa montagna di fuoco e lava. Come tutte le grandi meraviglie della natura, infatti, l’origine del vulcano Etna e la sua identità sono avvolte in un fitto ed intricato mistero. Maschio o femmina? Proprio come fosse un essere umano, vivo con un cuore pulsante, i Siciliani si rivolgono a Lui o a Lei con ossequio, devozione e una prevedibile e giustificata dose di reverenza.

Secondo una prima leggenda l’Etna sarebbe il rifugio-sepolcro in cui è rimasto intrappolato Encelado, fratello di Zeus. Sembra, infatti, che Encelado profondamente invidioso del più celebre fratello Zeus decise di costruire un’altissima montagna in modo da arrivare agevolmente alle soglie dell’Olimpo e sovvertire così l’ordine costituito. Ma Encelado non aveva fatto i conti con il temibile carattere del fratello Zeus che lo scagliò violentemente contro la montagna da lui stesso costruita e vi finì intrappolato. Secondo questa versione della leggenda Encelado, ancora oggi, è rinchiuso tra le pareti di fuoco del vulcano e le eruzioni e scosse telluriche nient’altro sarebbero se non gli scoppi d’ira e di rancore dello stesso Encelado. E, se invece l’Etna fosse femmina come sostiene qualcuno che vede nelle eruzioni vulcaniche quegli sbalzi d’umore forzatamente associati al sesso femminile? Questa è infatti la seconda leggenda che racconta come Etna sia la figlia di Gea (Madre Terra) e Urano (Dio del Cielo) respiri ancora sotto le ardenti braci della montagna di fuoco. Esiste, invero, una terza versione che vede l’Etna come il “laboratorio-fucina” di Efesto, Dio del Fuoco in cui egli lavora a suon di martello in compagnia dei suoi fedeli aiutanti, i Ciclopi.

Vigneti di La Gelsomina

Le numerose e continue eruzioni dell’Etna che nei secoli si sono susseguite hanno contribuito alla formazione di un terroir unico al mondo, fatto di lava, di argilla e di magma cristallizzato. Questa peculiarità si ritrova, pura ed incontaminata nei vigneti di La Gelsomina, un vero e proprio anfiteatro naturale incastonato tra il piccolo comune di Piedimonte Etneo e la Contea di Mascali. Siamo, ovviamente, in provincia di Catania e qui, all’ombra del gigante di fuoco, si coltivano con maestria e passione i grandi vitigni autoctoni siciliani, quali il Nerello Mascalese, il Nerello Cappuccio, il Carricante e il Moscato dell’Etna.

Ma passiamo ora ai meravigliosi vini che La Gelsomina produce in questo autentico angolo di paradiso: Etna Bianco DOC, Etna Rosso DOC, Etna DOC Metodo Classico Brut Rosè, Etna DOC Metodo Classico Brut e Moscato Passito IGT Terre Siciliane.

Cominciamo il nostro viaggio con la freschezza e la suadente mineralità dell’Etna Bianco DOC, un sapiente ed equilibrato blend di Catarratto e Carricante. Un vino bianco che nasce da vigneti immersi in terreni lavici e argillosi, un vino ricco di profumi e dotato di una grande intensità gusto-olfattiva che deriva anche dall’importante escursione termica giorno/notte. In un calice potrete trovare l’intenso bouquet aromatico di spezie e agrumi unito alle note floreali di ginestra e gelsomino. La sapidità di questo vino va a braccetto con un’audace mineralità, insieme verso un finale leggermente ammandorlato che richiude il tutto in una bolla di perfetto equilibrio. Sposa perfettamente la cucina mediterranea di pesce e crostacei ma se la cava alla grande anche con il sushi. Possiamo dire meraviglie anche del fratello, l’Etna Rosso DOC che vede protagonisti il Nerello Mascalese e il Nerello Cappuccio. Il viaggio di questo audace vino rosso prevede un affinamento in acciaio seguito da una sosta in tonneaux e barriques per 12 e 15 mesi prima di arrivare alla bottiglia. Il risultato è un vino morbido ed avvolgente, con note intense ed eleganti di frutta rossa matura, sensazioni balsamiche e vanigliate. Ottimo con formaggi saporiti locali e con piatti a base di cacciagione.

Ma non solo vini fermi! Le bollicine di La Gelsomina ci sussurrano all’orecchio parole eleganti e raffinate, una mineralità audace ammorbidita da profumi dolci e inebrianti. Il Metodo Classico Etna DOC Brut Blanc de Noir prodotto da uve accuratamente selezionate di Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio è un vino che saprà farsi ricordare per il suo bouquet di fiori bianchi e crosta di pane appena sfornata. Il suo perlage è fine e gentilmente persistente; un ottimo compagno per primi piatti delicati a base di verdure, pesce e crostacei. Indimenticabile con un bel risotto ai frutti di mare. Che dire, inoltre, della seconda bollicina prodotta dall’azienda, il Metodo Classico Etna DOC Rosè Brut (Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio)? Niente da dire, solo da provare. Per il suo bel colore ciliegia luminoso e scintillante, per il suo perlage setoso e delicato, per le sue note di pane e lieviti e per la sua gentile persistenza.

E come sempre è doveroso chiudere in dolcezza…Niente di meglio, quindi, di un luminoso Moscato IGT Terre Siciliane, un vino dolce che nasce da vigneti Moscato che crescono rigogliosi grazie alla potenza del sole e alla mineralità della terra. In ogni sorso potrete incontrare la dolcezza della frutta candita a polpa bianca unita al vortice sensuale delle note dei fiori di zagara. Un vino dolce perfetto da abbinare con la più tradizionale pasticceria siciliana ma per i più audaci consigliamo l’accostamento a formaggi erborinati e patè di fegato.

Moscato Passito IGT Terre Siciliane

Pin It on Pinterest

Share This