Siamo nella splendida Sicilia, nella sua parte più occidentale, quando la notte tra il 14 e il 15 gennaio del 1968 la terra inizia a tremare paurosamente portando con sé morte e devastazione. Il terremoto del Belice, che ha visto susseguirsi nell’arco di circa 6 mesi oltre 300 scosse telluriche, distrugge interi paesi delle provincie di Palermo, Agrigento e Trapani. L’epicentro del violento sisma viene individuato in una zona tra Gibellina, Poggioreale e Salaparuta, comuni ricchi di storia, cultura e bellezze paesaggistiche brutalmente ridotte al suolo, polvere e macerie. Ma questa terra indomita e coraggiosa, capace di risorgere come un’araba fenice sulle proprie ceneri, dà prova, ancora, una volta di una grande forza di volontà. Nei lunghi e complicati anni della ricostruzioni grandi uomini e donne si sono avvicendati per riportare normalità e bellezza nella vita distrutta di chi, nel giro di una notte, ha perso tutto risucchiato in una voragine di terra e polvere. Oggi, dopo oltre 50 anni, la distruzione lascia nuovamente spazio alla bellezza, alla cultura e all’arte; vi basterà visitare la colossale opera ambientale del Cretto di Burri a Gibellina, realizzata alla fine degli anni 80 ma completata nel 2015 dall’artista e pittore umbro Alberto Corrao. L’artista, in stretta collaborazione con il sindaco di Gibellina, Ludovico Corrao (ricordate questo nome perché presto ne parleremo) ha voluto celebrare la grande rinascita creando un monumento a cielo aperto utilizzando i ruderi e le rovine della vecchia Gibellina, distrutta dal terremoto del 1968.

Storia, bellezza e natura. In un’unica grande immagine

Se abbiamo fatto questa lunga e dolorosa premessa è perché vogliamo raccontarvi la storia di un popolo fiero, che si fregia di una storia millenaria fatta di culture diverse, baciato dal Mediterraneo e amante dell’arte in tutte le sue forme. E proprio qui a Gibellina sorge la meravigliosa cantina-opera d’arte di Tenute Orestiadi. La storia passa dalle rigogliose vigne in cui crescono fieri gli autoctoni vitigni che daranno poi vita a fantastici vini classici e rappresentativi del territorio e da grandi uomini che lavorano ogni giorno per portare (e riportare) la grande bellezza dell’arte. Concedetevi una lunga e piacevole visita alla Barriques Museum, un’autentica e operativa barricaia, utilizzata per l’affinamento di grandi vini, in cui le grandi botti di legno sono loro stesse delle vere e proprie opere d’arte, volute e realizzate da giovani artisti in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano. Lasciatevi, poi, coinvolgere nella grande ed eclettica vivacità della Fondazione Orestiadi, un vero e proprio polo museale fatto da arti decorative (ceramiche, manufatti tessili, gioielli) e da vera e propria arte contemporanea. Tante e variegate le iniziative culturali che si susseguono in un calendario ricco di poesia, magia e indomita bellezza.

Una barrique-opera d’arte

Ma oltre all’arte, in tutte le sue poliedriche chiavi di lettura, Tenute Orestiadi ha un’altra grande ed incontenibile passione; quella di produrre vini di grande qualità, unici e perfettamente rappresentativi della grande terra in cui nascono, grazie alla passione di tanti uomini e donne che, giorno dopo giorno, dalla vigna alla cantina, contribuiscono con la loro passione e il loro lavoro a rendere unici questi vini. Andiamo a conoscerli.

Partiamo dai must, i cru di casa Orestiadi. Un vino bianco e un vino rosso di grande struttura e carattere e non potrebbe che essere così visto che portano il nome di Ludovico, una dedica a quel Senatore Ludovico Corrao che in qualità di sindaco e di uomo profondamente radicato alle proprie origini e innamorato della propria città, ha contribuito alla ricostruzione di Gibellina a seguito del terremoto del 1968. Il bianco è il “Bianco di Ludovico” Sicilia Riserva DOC, un vino che celebra l’incontro e l’amichevole stretta di mano tra mondi e culture diverse, rappresentati da un lato dalla presenza dello Chardonnay (vitigno internazionale che cresce in tutto il mondo) e il Catarratto (autoctono siciliano). Un dolce riposo di 6 mesi in barrique completa il tutto; il risultato è luminoso come il suo bel giallo paglierino e speciale come il suo profilo olfattivo di fiori di gelsomino, frutta a polpa bianca e pietra focaia. Il “fratello” rosso, invece è il “Rosso di Ludovico” Riserva Sicilia DOC che anche in questo caso vuole celebrare il felice incontro tra due mondi antichi e paralleli. Questo vino celebra, infatti, la gioiosa unione tra il Nero d’Avola e il Cabernet Sauvignon. E, anche in questo caso, avremmo il piacere di incontrare un vino di grande struttura ed equilibrio anche se di grande potenza, un bouquet olfattivo intenso e poliedrico fatto di piccoli frutti del bosco, tabacco e cuoio fine. Se siete indecisi, provateli entrambi cliccando qui.

Nella selezione dei vini bianchi classici possiamo trovare gli autoctoni siciliani qui declinati in chiave elegante e raffinata ma, al contempo, sinceri e autentici, proprio come la loro terra di nascita. A partire dal Grillo Sicilia DOC, un vino bianco complice e invitante; da ammirare per il suo bel giallo paglierino luminoso, da “curiosare” con l’olfatto dove ci attende un bouquet ricco di fiori di zagara, tè verde e fieno e da assaporare, infine, per tutta la sua freschezza e gradita mineralità. Contende il podio con il Grillo un altro autoctono a bacca bianca: ed ecco a voi il Catarratto Sicilia DOC espressivo e custode dei segreti di tutta gli aromi e le sensazioni della macchia mediterranea che qui ritroviamo in un calice. Tenute Orestiadi ci consiglia di assaporarlo con i ricci di mare; una vera esplosione del palato. Ultimo, ma non certo per importanza tra i varietali locali lo Zibibbo qui magistralmente vinificato in versione secca lo Zibibbo Sicilia DOC un’autentica ventata di agrumi, pesca e melone giallo. Un ottimo vino da gustare come aperitivo e a tutto pasto, provatelo con i gamberoni alla griglia e sarà subito estate!

Apriamo, infine, il capitolo dei vini rossi e notiamo, che anche in questo caso la preferenza di vinificazione è accordata, indubbiamente ai vitigni autoctoni a bacca rossa. Ma c’è sempre un’eccezione e noi partiamo proprio da questa. Il primo vino è, infatti, il Syrah Terre Siciliane IGP “Paxmentis” le cui uve, conosciute ed apprezzate in tutto il mondo vengono fatte leggermente appassire in modo naturale sulla pianta e poi riposano dolcemente in barrique per 12 mesi. Un vino che racconta storie di frutti rossi e vaniglia, armonico e molto piacevole per la sua intensa morbidezza. Da provare con la pasta alla Norma! Ma torniamo in Sicilia con un grande classico senza tempo: il Nero d’Avola Sicilia DOC, un vino intenso ma in ottimo equilibrio con una delicata eleganza. I delicati profumi di ciliegia e marasca ci fanno volare sulle dolci colline del Belice dove lo sguardo si perde tra cielo, terra e mare. E’ un rosso che va d’accordo con tutti, anche con i piatti a base di pesce. Se siete alla ricerca di un rosso siciliano audace e sensuale ecco a voi il Perricone Sicilia DOC, un classico senza tempo della tradizione vitivinicola dell’isola. Il Perricone vi farà volare su un tappeto magico di note speziate e frutti a bacca rossa. Chiudiamo questa breve, ma intensa carrellata di vini rossi con l’immancabile Frappato Sicilia DOC, un vino di gran carattere e struttura che spicca per il suo perfetto equilibrio tra le sue rotondità e una buona e vibrante acidità. La scelta sarà ardua ma possiamo garantirvi che Tenute Orestiadi saprà accontentare tutti i gusti, anche i palati più esigenti. A voi la scelta!

Continuate a seguire i nostri articoli, la prossima settimana vi racconteremo ancora di Orestiadi e dei vini vulcanici… Sorpresa!

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